La notizia è deflagrata durante la presentazione a Como, nel bel palazzo comunale, del progetto COnTatto. Si parlava di gestione dei conflitti, di educazione alla mediazione e alla riparazione. Amministratori, giornalisti, operatori della rete e persone attente a cosa succede in ambito sociale in città celebravano l’avvio di un ampio progetto che per tre anni lavorerà per portare nei contesti di vita quanto già in termini di cultura e metodo era stato appreso e sperimentato a Como in ambito di giustizia riparativa. Sullo sfondo l’ambizioso obiettivo di prevenire i conflitti.
Invece la realtà della cronaca ha fatto irruzione con ferocia. Un papà ha dato fuoco alla casa, uccidendo se stesso e i suoi quattro bambini. Attorno a quella famiglia si era coagulata la bella Como dei servizi e dei volontari. Il Banco di solidarietà gli portava la spesa, Fondazione Scalabrini era garante per la casa, l’affitto era a carico del Comune, gli educatori di una scuola erano a disposizione per seguire i bimbi per i compiti. Ma quel papà così amorevole, attento, tanto troppo, non li stava mandando a scuola. I servizi sociali, in cronica emergenza, c’erano. L’ultima udienza al Tribunale dei minori è stata il 16 ottobre. Il 20 la tragedia. Ora la caccia alle eventuali responsabilità è aspra e si teme un drammatico effetto domino con il crescere delle minacce di emulazione in altre situazioni di fragilità.
Tra le ceneri restano almeno due lezioni. L’imponderabilità delle scelte personali e la necessità, fondamentale, di coordinamento tra servizi, volontari, organizzazioni. La parola magica è rete. Già lo si sapeva, ora ne abbiamo sperimentato l’urgenza.
Al progetto “COnTatto, trame riparative nella comunità” la rete non manca: capofila il Comune di Como, coinvolte due università dell’Insubria e di Bergamo, raccoglie l’Azienda Sociale Comuni Insieme (ASCI), il Centro Servizi Volontariato di Como e di Lecco, le associazioni ForMattArt, Comunità Il Gabbiano e per la Ricerca Sociale (ARS), le cooperative Lotta all’Emarginazione, Questa Generazione, il consorzio Concerto e il consultorio Icarus. Insieme, con una fitta rete di azioni in ambito sociale e giuridico, diffonderanno sul territorio metodi e pratiche per la riparazione dei conflitti. Sembra astratto ma non lo è. Lo ha capito Fondazione Cariplo che con il bando “Welfare di comunità e innovazione sociale” eroga un contributo di 900mila euro. Le realtà partner mettono a disposizione risorse proprie per 757.671 euro, dovranno essere suscitate donazioni per 100mila euro, per un valore complessivo di 1.757.671 euro.
«Dopo i primi tre anni di sperimentazione – è il commento di Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo – i progetti sostenuti hanno dato risultati positivi. La sperimentazione serve proprio a questo. Permette di aprire un confronto a livello nazionale perché le risorse sul sociale possano essere spese in modo efficace e strategico. Il progetto “COnTatto, trame riparative nella comunità” si è qualificato perché ha caratteristiche di innovazione, di rete tra istituzioni e organizzazioni e qualità».
La qualità si traduce in capillarità: gli operatori hanno ritagliato aree e contesti critici e lì incontrano insegnanti, dirigenti, volontari, cittadini attenti, giovani, genitori, ma anche avvocati, magistrati, amministratori, assistenti sociali. Questi colloqui stanno portando a tema tensioni sociali fortissime e negate, i conflitti latenti di una ricca città di frontiera attraversata dalle migrazioni epocali che qui si infrangono, al confine – chiuso – dell’Europa del Nord.
Ma COnTatto raccoglie anche quanto da sempre si trascura: la voce delle vittime. Sono loro al centro, finalmente protagoniste come i metodi della riparazione insegnano. Si avvia così un ascolto rispettoso e discreto, coinvolte per prime le associazioni che si prendono cura delle vittime, di solito organizzazioni che lavorano silenziose, sottotraccia. Si cammina a passi leggeri per capovolgere una visione, quella della contrapposizione e della punizione del reo, e proporre la cultura della mediazione e riparazione.
A Como non è cosa nuova. Il Tribunale, la Procura, l’Ordine degli avvocati, la Camera penale, UEPE e il Centro servizi per il volontariato lavorano da anni per promuovere interventi integrati di inclusione sociale attraverso percorsi di volontariato e giustizia riparativa. Una rete formalizzata da un protocollo d’intesa nel 2011 rinnovato per l’applicazione della Messa alla prova nel 2016. Il risultato è che dal 2011 al 2017 sono oltre mille le persone che hanno usufruito dei lavori di pubblica utilità. Alcuni di loro sono rimasti come volontari nelle organizzazioni che hanno incontrato. Le loro sono belle storie di legami che diventano forti e generativi. È un lavoro di disseminazione paziente, come quello raccontato da Jean Giono ne “L’uomo che piantava gli alberi”. Ma già si ascolta la foresta che cresce.
Maria Grazia Gispi